A partire da questo post parliamo di chakra, cominciando da quello più “spirituale” fino a quello più “fisico”. Uso le virgolette perché dal mio punto di vista e nella mia esperienza non credo vi sia netta separazione tra i due ambiti. Parlando dei nostri centri energetici seguiremo un percorso evolutivo di cui i chakra, da quello della corona al centro radice, rappresentano le tappe.
Se hai seguito ultimamente nella mia pagina facebook le diverse puntate sui chakra potrai trovare in questi post sul mio blog ulteriori spunti e interessanti approfondimenti.
Hai voglia di prendere parte a questo viaggio? Se sì, continua a leggere!
Il centro della corona
Mille. Questo è il significato della parola sahasrara con cui nella tradizione indiana si designa questo centro energetico, che non è considerato un chakra, almeno non nel senso correntemente attribuito a questo termine: secondo alcuni autori infatti indicherebbe quell’esperienza di unione totale con il tutto che troviamo sotto diverso nome (Nirvana, Samadhi, illuminazione, estasi divina)… Sahasrara ha una natura che di per sé non è definibile, non appartiene infatti alla sfera “psichica” intesa come l’insieme delle normali funzioni della coscienza umana.
Il suo nome chakra ci ricorda un virus molto famoso negli ultimi tempi… ma è proprio in questo centro energetico che troviamo la risorsa più grande per superare le nostre paure. Sahasrara rappresenta e sostiene il nostro diritto di appartenenza alla dimensione spirituale, che è fatta di puro, eterno amore.
Chiunque abbia iniziato un percorso di consapevolezza sa che il contrario dell’amore non è l’odio, ma la paura. E nei due centri del campo energetico umano che si trovano in posizione opposta (di cui uno Sahasrara e Muladhara, il centro della radice) questa coppia di opposti viene perfettamente rappresentata. Il chakra della corona, che corrisponde anatomicamente alla sommità del nostro capo, è il Loto dai Mille Petali che richiede, per la sua apertura, un buon radicamento a terra, una funzione tipica del chakra situato all’altra estremità del tronco, Muladhara, il centro coccigeo che, guarda caso, ha a che fare con la paura e la sopravvivenza: due temi che in questi tempi di “corona” sono all’ordine del giorno… la scienza dei chakra è meravigliosa!
Il demone dell’attaccamento
Anche la corona ha il suo demone, ossia la sua dinamica involutiva: l’attaccamento. Osserverete infatti che le persone materialiste, che negano la realtà sottile e spirituale, hanno anche molti attaccamenti: agli oggetti, ai propri congiunti (che spesso, ahimé, vengono considerati “proprietà private”), al proprio ruolo lavorativo o la posizione socio-economica.
Come superare questo demone?
Naturalmente per comprendere le ragioni di una limitata attività di questo centro, e dei conseguenti difficoltà, sarebbe necessaria una presa in carico dal punto di vista olistico (clicca qui per comprendere qual’è la mia visione olistica).
In altri casi l’imposizione di un credo religioso troppo punitivo può essere all’origine di un trauma che poi genererà una difesa e il bisogno di porre attenzione soltanto a ciò che è afferrabile razionalmente.
Spesso le persone che hanno una chiusura nei confronti della dimensione trascendente hanno subito un’educazione da parte di figure adulte sprezzanti nei loro confronti, che hanno svalutato la loro naturale curiosità, generando una sfiducia (se non una vera e propria disistima) nei confronti della propria capacità di conoscere. In questi casi le persone, da adulte, tendono a rifugiarsi nella tranquillizzante conoscenza razionale e intellettuale che però può diventare un limite in quanto distoglie dalla vera conoscenza, che è fatta anche di empatia, saggezza e comprensione.
E’ possibile superare tutto questo aprendosi una visione più allargata, creativa e multidimensionale della vita, che i chakra di cui parleremo nei prossimi post ci aiuteranno a comprendere un passo alla volta.
Lo scopo della vita è vivere una vita che abbia uno scopo. Sahasrara ci può aiutare a comprendere quale sia il nostro scopo e, una volta individuato, a decidere di incamminarci per raggiungerlo.
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