Oltre il newagismo (2): mistificazioni

Alcuni mesi fa abbiamo inaugurato una nuova serie di post interventi dedicata agli eccessi, alle distorsioni e alle manipolazioni perpetrate dai cosiddetti “maestri spirituali”.

Avvertenza: prima di proseguire consiglio di leggere le tre premesse che trovate nel primo post (dal titolo Illusioni), altrimenti, inoltrandosi nella lettura senza comprendere il contesto nel quale ci muoviamo, potreste arrivare a conclusioni affrettate. Per stuzzicarvi la voglia di andare a leggerle, le premesse riguardano: 1. Le motivazioni che mi hanno spinto a scrivere questi articoli, 2. Che cos’è la New Age e 3. Cosa intendo per “newagismo”. Ecco il link per leggere il primo articolo sul newagismo: Illusioni

Buona lettura!

P.S. So che affrontare quanto segue non è come leggere distrattamente una didascalia della fotografia sulla scatola dei cereali, ma… se non riesci a leggerlo tutto, se pensi che sia troppo “mentale” allora.. sei un newagista! 😉

Cosa vuol dire “mistificare”?

Per “mistificazione” si intende “far passare in modo distorto o eccessivamente semplicistico una verità, al limite della falsificazione”. È un meccanismo che notiamo molto bene anche nell’ambito del commercio, quando qualcuno cerca di venderci un determinato prodotto sottacendone gli aspetti negativi o veri e propri difetti.

Nel campo della spiritualità siamo in presenza di mistificazione quando si favorisce una percezione distorta o una vera e propria visione errata della spiritualità, che a sua volta può rallentare notevolmente un percorso fatto di prese di coscienza, la sola che può portare a liberazione personale e evoluzione spirituale. Come abbiamo detto nel precedente articolo, dal punto di vista evolutivo questo non rappresenta un problema in assoluto, in quanto il rallentamento e perfino lo sviamento dalle proprie genuine istanze spirituali alla fin fine può costituire una grande lezione evolutiva per il potenziale adepto in quanto lo rende più accorto, consapevole e forte.

In fondo errare significa “sbagliare”, ma anche “vagare liberamente” alla ricerca di un senso e di una direzione. 

Verso una sintesi tra scienza e spiritualità o una nuova religione scientista?

Uno degli aspetti che caratterizza positivamente una parte dell’attuale ondata New Age è sicuramente la tendenza a voler superare la divisione tra scienza e spiritualità alla ricerca di una sintesi che li vorrebbe considerare aspetti (o, al peggio, “strumenti”) complementari di un’indagine che è rivolta verso il mondo esteriore (gli atomi, i microrganismi, il pianeta, la galassia, l’universo) e al contempo quello interiore (la mente, la coscienza, l’anima, lo spirito). Sembra quasi che alla base di questa esigenza di sintesi vi sia un desiderio quasi compulsivo di guarire la ferita cartesiana generata dalla rigida separazione introdotta nel XVII secolo dal filosofo francese Descartes tra rex cogitans e rex extensa, ovvero, in termini più vicini alla nostra epoca, tra mente e corpo o tra spirito e materia.

Negli ultimi decenni sono stati fatti tentativi molto onesti di operare una sintesi. Su questo abbiamo i lavori che risalgono agli sorsi anni ‘70 e ‘80, come Il Tao della Fisica di F. Capra uscito nel 1976 (tradotto in italiano nel 1982) e The Holographic Universe di M. Talbot del 1991 (il titolo in italiano Tutto è Uno) che in particolare ci permette di comprendere come da un punto di vista olografico l’infinitamente piccolo e quello grande possono incontrarsi (nell’uomo, che è “microcosmo del macrocosmo”, ossia reca in sé tutte le leggi conosciute dell’universo).

Tra gli autori italiani vorrei citare il compianto Roberto Zamperini (autore di testi davvero importanti come Energie sottili, con il continuo confronto tra scienza accademica e le “altre scienze” e La Cellula Madre e l’energia del Tempo, mirabile sintesi della storia della vita sul pianeta nell’ottica dell’ipotesi Gaia di Lovelock e il fisico Fabrizio Coppola, autore de Il Segreto dell’Universo, interessante e istruttiva sintesi di fisica e filosofia oltre che di spiritualità.

È interessante notare come questa istanza di una sintesi scienza-spiritualità si sia manifestata pubblicamente (anzi, globalmente) in senso involutivo a partire dal 2020, anno che segna la visibilità esplicita a livello planetario delle forze oscure in azione che ha impresso e, in molti casi, accelerato, l’involuzione in tutti i settori della vita.

In tre anni abbiamo visto come si possa fare della scienza una religione (lo scientismo), che poi nei fatti la snatura in modo radicale. Lo scientismo vorrebbe apparire agli occhi degli inermi come unica fonte di Verità indiscutibile e quindi meritoria di fede assoluta. A me sembra che questa sia una fede piuttosto cieca, dato che già solo l’espressione “avere fede nella scienza” rappresenta un insanabile contraddizione. Dopo Galileo e Popper il metodo scientifico si dovrebbe infatti basare sull’esperienza empirica, ogni ipotesi di lavoro dovrebbe passare sempre al vaglio del dubbio continuo e le sue affermazioni dovrebbero essere soggette alla costante applicazione del principio di non falsificabilità: in altre parole, dovremmo “tener per buona” una teoria (un insieme di leggi che costituiscono un modello coerente) fino a quando un altro ricercatore non dimostra che le nostre conclusioni sono in parte (o in tutto!) false.

Che via sia da parte di alcune élite la volontà di fare dello scientismo una nuova religione mondiale si nota anche da molte azioni finalizzate a una vera e propria demolizione controllata che non ne risparmia nessuna. Lo vediamo in particolar modo nelle produzioni pseudoartistiche (specie quelle musicali, rivolte ai giovani) ma anche in TV e sul web, social compresi. Si nota una crescente diffusione di gesti blasfemi, si altera la sacralità dei riti, si stravolgono le simbologie del culto e i loro significati. Il sistema premia e dà visibilità ai messaggi che abbiano come scopo quello di distruggere la dignità e la rispettabilità delle religioni, non solo dei sistemi di potere e controllo propalati da queste ultime, (risultato che di per sé non sarebbe un danno), ma anche del genuino messaggio o scintilla spirituale che ciascuna di esse custodisce. Basta vedere che cosa è successo nell’ultima edizione (2023) di un famoso festival della canzone italiana.

Certo, non è detto che lorsignori riusciranno a imporre questa nuova religione, basata la deriva scientista, e non di certo finalizzata a liberare i popoli, questo è sicuro!

La fisica quantistica: il jolly newagista per convincerti che funzionerà!

Adesso torniamo all’analisi delle mistificazioni del newagismo, in cui mi interessa evidenziare in particolare il caso della fisica quantistica (o meccanica quantistica, espressione che d’ora in poi abbrevierò in FQ), il cui anno di nascita è il 1900, con la scoperta del fisico tedesco Max Planck della quantizzazione dei livelli di energia (le interazioni energetiche avvengono sempre con lo scambio di enti quantitativi, o quanti, da cui il nome della disciplina).

Quante volte abbiamo sentito parlarne a sproposito, ad esempio sostenendo che Einstein l’ha creata e che era il suo più entusiastico sostenitore, ignorando l’articolo scritto nel 1935 proprio da Albert con B. Podolsky e N. Rosen che dimostra che la visione della realtà data dalla meccanica quantistica è da considerarsi incompleta? [1]

La meccanica quantistica o, meglio, il suo uso a consumo, è sempre un buon campo di coltivazione del newagismo. Molti la tirano in ballo e ne citano le conclusioni (di solito a sproposito) per avallare le loro posizioni o spiegare (senza spiegare) il funzionamento dei loro mirabolanti strumenti, per spiegare le dinamiche di sedicenti costellazioni famigliari di tipo extra o ancora per conferire un’aura di scientificità a improbabili applicazioni per il benessere via web. Eccezione va fatta per le macchine per la medicina quantistica che utilizzano campi magnetici a bassissima intensità, che alcuni medici usano con successo con i loro pazienti: ne trovate una descrizione seria qui: Medicina Olistica e Medicina Quantistica con Giovanni Vota e il Dott. Franco Lenna

Per chiarire dove si trova l’inghippo, vediamo assieme alcuni aspetti di contraddizione e dove la meccanica quantistica e i risultati della ricerca scientifica potrebbero essere citati non a sproposito.

Innanzitutto pochissimi di coloro che citano la FQ per i loro fini ha studiato fisica all’università e/o  ha almeno un’infarinatura di questa materia per comprendere l’ambito in cui la fisica quantistica è nata e si è sviluppata, ossia per l’interpretazione dei fenomeni che accadono a livello microscopico e per spiegare la struttura della materia nelle sue componenti più piccole (particelle e atomi).

Ma, si potrebbe obiettare, ci sono seri studiosi (non solo in campo olistico) che citano la FQ come paradigma del funzionamento del mondo esteriore e di noi stessi! E’ vero che molte delle sue descrizioni ricordano straordinariamente le dinamiche che, in una visione olistica, notiamo nell’ambito delle relazioni, del mondo naturale e di quello spirituale; probabilmente c’è un qualche tipo di legame tra ciò che succede nel “micro” e quello che sperimentiamo nel “macro” (ne parliamo poco più avanti). Ma qui abbiamo un problema di linguaggio.

Max Born, uno dei fisici  quantistici più importanti, sosteneva a proposito delle comunicabilità dei risultati della fisica quantistica che:

“L’origine ultima delle difficoltà risiede nel fatto (o nel principio filosofico) che siamo costretti a usare parole del linguaggio comune quando vogliamo descrivere un fenomeno [quantistico]. Il linguaggio comune è cresciuto con l’esperienza quotidiana e non potrà mai oltrepassare certi limiti …”

Da queste parole si comprende come , nonostante il linguaggio che utilizziamo per descrivere l’esperienza che viviamo nella nostra dimensione e i fenomeni quantistici possa sembrare molto simile, i fenomeni non sono gli stessi: in altre parole la meccanica quantistica, allo stato attuale del suo sviluppo, non può descrivere la realtà macroscopica

L’equivoco si potrebbe risolvere semplicemente evidenziando le analogie qualitative tra i funzionamenti descritti dalla FQ e alcune dinamiche o funzionamenti nella realtà macroscopica considerati in ottica olistica utilizzando due parole magiche: “come se”. Ad esempio, il fatto che nell’educare i bambini noi interagiamo con loro e quindi li osserviamo “influenzati” da noi, e non nel loro “essere autentico”, è come se fossimo dei fisici che studiamo il comportamento dei fotoni che passano in una doppia fenditura, osservando che i fotoni si comportano in modi diversi a seconda di come noi ci poniamo a osservarli (del famoso esperimento ne parliamo anche più avanti). Quindi, posiamo dire che nel processo educativo è come se fossimo degli sperimentatori (educatori) che influenzano i risultati che vogliono ottenere (l’educazione).

Confondere la scienza con i suoi risultati

Secondariamente e più in generale una delle grandi mistificazioni newagistiche è quella di confondere la scienza, che di per sé è un metodo, con i suoi risultati. La scienza “sana”, nella sua essenza, è un metodo che partendo da premesse (che possono anche essere discutibili, vi torneremo sopra in altre sedi), dichiara il proprio modus operandi nel cercare di investigare come e in che modo la natura funziona in un certo modo. Sulle domande perché e per quale scopo non sempre la scienza è lo strumento più adatto a rispondere. 

Sul versante della mistificazione, confondere il metodo la scienza con i suoi risultati permette agli autori newagisti più smaliziati di citare di volta in volta famosi esperimenti in modo che siano funzionali a una certa tesi pseudolistica che si vuole rafforzare grazie a una presunta convalida scientifica. Citiamone due. Ritorniamo sull’esperimento della doppia fenditura, quante volte l’abbiamo visto tirare in ballo per dire che da questo può derivare il nostro presunto potere di modificare a piacimento le situazioni e gli altri? Non intendo certo qui negare in assoluto il nostro potere personale, ma occorre tenere conto anche dei limiti intrinseci a noi stessi: i nostri traumi e le conseguenti nostre reazioni di difesa, i condizionamenti ricevuti dalla famiglia, dalla scuola, dalla società e i limiti stessi del sistema in cui viviamo: il mondo non è al servizio dei nostri interessi. Il mondo persegue i suoi. A mio parere in ogni nostra interazione con gli altri esiste una zona di influenza diretta, una di interazione e una zona non modificabile direttamente. Ne ho parlato in un mio vecchio corso, Riprendi il tuo spazio.

Un altra famosa scoperta è rappresentata dall’entanglement, scoperto nel 1982 dal ricercatore dell’Università di Parigi Alain Aspect: due particelle create insieme conservano alcune caratteristiche in comune e le relative variazioni di una si ripercuotono istantaneamente sull’altra. Avete mai sentito qualcuno suggerire che, grazie all’entanglement, “tutto è uno”, “siamo tutti collegati”, “due amanti sono uniti per sempre”? Intendiamoci, anche a mio giudizio queste affermazioni non sono false, ma per motivi diversi dall’entanglement fisico, che agisce sulle particelle subatomiche, non sull’insieme di miliardi e miliardi di particelle come due esseri umani…

Inoltre, forse non a caso, “dimenticarsi” che l’essenza della scienza è nel suo metodo, parlando solo di risultati, senza spiegare come sono stati ottenuti e all’interno di quali limiti possiamo accettarne le conclusioni (come fece Einstein nell’articolo citato), alimenta il mito improprio, falso e pericoloso, di una scienza che dà solo risposte “certe” che rischiano di trasformarsi ben presto in dogmi indiscutibili e perfino pericolosi, nel momento di cui l’autorità costituita potrebbe anche servirsene a suo piacimento per imporre limitazioni alla libertà individuale dei cittadini. 

Abbiamo visto come la concezione di questo genere abbia alimentato dei veri e propri mostri della ragione durante il triennio marzo 2020 – maggio 2023.

Davvero tutte le religioni “dicono la stessa cosa”?

Obiettivo di un buon maestro o istruttore o, come si dice oggi, facilitatore di consapevolezza dovrebbe essere quello di dare strumenti alle persone per elaborare una loro visione della realtà e avvicinarsi alla Verità (assoluta) potendola poi calare nella vita di tutti i giorni. Noi siamo parte dell’Assoluto ma il nostro campo di esperienza qui sulla Terra è nel Relativo. Solo cercando di essere una parte dell’Assoluto, incarnandolo (attraverso la pratica, pratica, pratica) possiamo manifestarlo anche nella nostra dimensione umana in un modo che, visto il livello medio di coscienza presente nell’umanità, è limitato.

Da alcuni ambienti oscuri che utilizzano messaggi newagistici per i loro scopi, invece, calano dall’alto presunte rivelazioni su fatti che dovranno accadere o verità celate ai più, le cui fonti spesso non sono dichiarate o sembrano alquanto improbabili. Il problema è che queste informazioni, assorbite da chi non ha strumenti per filtrare e/o elaborare, possono destabilizzare i più esposti e indurre a comportamenti più o meno discutibili (o addirittura pericolosi). Facciamo alcuni esempi.

Imbonire le persone dicendo che “tutte le religioni dicono la stessa cosa, ossia quella che vi stiamo raccontando” non stimola di certo nei “giovani apprendisti stregoni” in ascolto dell’ennesimo pseudo-guru la voglia di approfondire confrontando visioni diverse di una stessa questione o l’elaborazione critica di ciò che ricevono. Di fatto impedisce la formazione di un proprio pensiero e di un sentire critico, in definitiva mantenendo le persone esattamente dove sono, ossia, con una metafora dal Sankhya, dietro al velo di Avidya (ignoranza a livello individuale) e di Maya (ignoranza metafisica a livello universale).

Nella maggior parte dei casi questo “egualitarismo religioso” è propagato da soggetti piuttosto sprovveduti e ignoranti. Dire che tutte le religioni moniste sono uguali significa non sapere che anche le visioni non-dualiste possono essere di tre tipi diversi [2].  Nel caso di guru in malafede, questo tipo di messaggio può portare a risultati davvero disastrosi in chi vi aderisca. Nel terzo articolo approfondiremo dove possono portare altre tipologie di indicazioni degli pseudomaestri.

Mistificare le pratiche orientali: il caso dello Yoga

Un secondo esempio è costituito dalla riduzione dello Yoga a mera pratica di ginnastica. Lo Yoga, che dovrebbe essere considerata una via (Sadhana) che si occupa di purificare e elevare tutte le dimensioni energetiche dell’individuo con lo scopo dell’unione con il divino  (unione o “giogo”, si noti quanto questa parola è consonate con “Yoga”), in Occidente viene spesso sminuita (e venduta) come una pratica per la distensione e il benessere psicofisico. Addirittura in alcuni contesti lo Yoga diventa una pratica soggetta a competizione e in quanto tale inserita anche nel contesto di gare internazionali!  Questo è avallato da uno dei leit motiv del newagismo di solito di stampo americaneggiante: un buon percorso spirituale deve originare soddisfazione personale, affermazione di sé, felicità, salute e… abbondanza di denaro.

I miti newagisti: gli arresti di massa, i black out, la spada blu dell’arcangelo michele

Come insegna Fausto Carotenuto, in un’opera che consiglio a chiunque sia interessato ad approfondire i temi di cui parliamo in questo articolo (Il Mistero della Situazione Internazionale), spesso sono le stesse organizzazioni governative che diffondono falsi miti e credenze per confondere, deviare, manipolare e alla fine annullare il potenziale di coloro che sono in fase di risveglio (o più facilmente, di una prima “apertura degli occhi”, la famosa “fetta di salame” che cade).

Abbiamo diversi personaggi, non di rado dotati di ottima retorica, che si lanciano in profezie epocali, puntualmente disattese dai fatti, come gli arresti di massa dei “cattivi” da parte dei “buoni”, un “black out planetario” della durata di diversi giorni, i “Tre Giorni di Buio”, il ritorno del pianeta Nibiru (al di là dell’esistenza o meno di questo pianeta, il suo avvicinarsi alla Terra è sempre dipinto come foriero di disastri e catastrofi) oppure gli alieni che, buoni e saggi, scendono sulla Terra a bordo di astronavi e scelgono “gli eletti” da portare sul loro meraviglioso pianeta. Quella degli extraterrestri è una tematica che approfondiremo al terzo articolo parlando di messianismo.

Al netto della buona fede e dell’approssimazione di alcuni autori, che si limitano a ripetere a pappagallo (senza fare un minimo di verifica e approfondimento) i contenuti dei loro colleghi (si solito statunitensi o stranieri), uno dei segnali che ci può far pensare a un tentativo di raggiro è che questi signori non dichiarano quasi mai le fonti da cui estraggono le loro affermazioni o da cui proverrebbero queste profezie. Spesso i profeti di sventura, interpellati con la richiesta di dichiarare le fonti delle loro mirabolanti previsioni, si schermiscono, affermando con candore (che a volte trovo francamente spudorato) che si tratta di racconti (“si dice che…”) o leggende (più o meno metropolitane) spacciate come resoconti veritieri. In alcuni casi le fonti sono infatti i servizi di intelligence che creano queste leggende, mettendo assieme gli ingredienti opportuni seguendo ricette molto ben collaudate che, servite agli ignari consumatori di spiritualità, devono produrre i risultati descritti più sopra: confusione, sviamento, manipolazione, vanificazione delle genuine istanze spirituali.

Lo spirito è veloce

Un altro aspetto della mistificazione è quello per cui lo spirito, non essendo vincolato alla materia, “è veloce”: secondo questo principio gli pseudo-guru cercano di convincerci che il percorso spirituale si può compiere in pochi, semplici passi, basta un week end per illuminarsi!

Ai loro occhi chi invece si applica (magari per anni) alla coltivazione della propria sfera spirituale, all’indagine interiore, alla costruzione di una solida pratica di meditazione, all’esercizio del discernimento per scoprire i propri limiti, inganni e proiezioni, alla coltivazione di un’arte marziale, o ancora all’apprendimento di una disciplina energetica (per la quale dieci anni sono spesso pochi) è uno “della vecchia energia”.

Quanti corsi della durata di due giorni abbiamo visti reclamizzati sui social media che ci promettono “rapidi risultati” e di poter passare velocemente alla pratica grazie a una tecnica da approntare in due giorni? o promettere  in un week end, se non l’illuminazione, l’avanzamento spirituale? Personalmente ho conosciuto più di un neopraticante di una famosa disciplina energetica di origine giapponese (che si fa imponendo le mani) autoproclamarsi guaritore o “terapeuta” dopo aver frequentato un seminario di sei ore al sabato e alla domenica: gli stessi personaggi che ho visto in seguito ergersi fieramente a status di “master” dopo aver diligentemente versato all’organizzazione il proprio obolo di diverse migliaia di euro.

Se sei spirituale, sei anche sano, ricco e famoso

Uno degli aspetti mistificatori è quello di confondere il percorso spirituale con una gara a premi in cui si vincono salute, denaro e successo. Questo colossale equivoco, figlio del salutismo e del culto esteriore del corpo degli anni’80 targato U.S.A., in molti casi viene incentivato dagli ambienti dell’intelligence d’oltre oceano, dato che è un utile “specchietto per le allodole” per addormentare le coscienze in fase di risveglio. Una matrice nefasta da cui derivano molte delle mistificazioni di cui abbiamo parlato: si pensi al caso dello Yoga ridotto in Occidente a ginnastica, che sembra aver preso il posto della ginnastica aerobica degli anni ’80.
Quante volte abbiamo sentito prometterci che grazie a una vera connessione spirituale diventeremo ricchi, ovvero che, diventando persone “più spirituali”, ci potremo sintonizzare sull’abbondanza e avere in cambio grandi quantità di denaro e soddisfare tutti i nostri desideri (materiali)? Oppure, da un altro versante,  che ogni sintomo fisico o una malattia  che manifestiamo tradiscono una “non perfetta adesione” ai valori dello spirito: un funzionamento a livello energetico spesso viene trasformato in un messaggio che induce al senso di colpa e inadeguatezza (della serie “se ti ammali allora sei troppo materialista”).

Alla base di questi proclami ci sono diversi tentativi di mistificazione, vediamoli nel dettaglio.

Innanzitutto il primo grande equivoco è confondere la felicità con la soddisfazione a livello sensoriale, fisico, emotivo, sociale, come prescriveva il materialismo degli anni ’80 (vi ricordate gli Yuppie?). Secondo le prescrizioni del guru di turno lo scopo degli sforzi da compiere è  il successo personale compresa l’affermazione del proprio ego: proprio un messaggio spirituale! Uno degli inganni più subdoli di matrice newagista. A questi confondimenti vorrei contrapporre la povertà di un San Francesco, scelta volontariamente in contrasto con i dettami della Chiesa, oppure i patimenti psicologici e fisici (malattie comprese) prima di raggiungere l’illuminazione, vissuti da parte di molti santi degni di questo nome (Teresa d’Avila, San Pio e altri).

Il secondo equivoco (ritenere che la malattia possa prendere solo chi non è perfettamente spirituale), ricordo che molti veri maestri sono morti in seguito a malattie di ogni genere, compresi i tumori e gli attacchi cardiaci.   

In conclusione

Per illustrare a fondo la mistificazione newagista si potrebbe proseguire ancora a lungo, con molti altri esempi, ma non voglio allungare eccessivamente lo sforzo di quei due o tre lettori che ancora stanno proseguendo, facendo desistere dalla lettura anche loro!

Come scrivevo nella  seconda premessa dell’articolo Illusioni , il primo dei tre dedicati al newagismo, non sono contrario all’idea del fatto che stiamo vivendo in una Nuova Era. In un’ottica di tempo circolare, di diverse ere di coscienza che si susseguono, è questo  un tempo con una qualità di coscienza in evoluzione che gli umani non hanno sicuramente più sperimentato da alcuni millenni.

Ma, come i testi tradizionali ci informano, spesso in queste ere di transizione abbondano i falsi maestri. Occorre quindi fare attenzione, il mio scopo è di dare strumenti di comprensione per aiutare chi sia interessato a un genuino percorso di consapevolezza.

Falso profeta è colui che ci illude (o, nei casi deteriori, inganna), buon profeta è colui che ci fa crescere (e la crescita non è mai esente da impegno, sofferenza, dolore) e (lo dico con metafora biblica) ci aiuta a attraversare il “nostro” Mar Rosso” provandoci già da oggi e con le nostre gambe. Tutta qui la differenza tra newage farlocca e un autentico percorso spirituale. In parole ancora più esplicite e chiare: la prima ti imbonisce, il secondo ti fa alzare il sederino dal divano.

NOTE

[1] A. Einstein, B. Podolsky e N. Rosen, Can Quantum-Mechanical Description of Physical Reality Be Considered Complete?,  Physical Review, vol. 47, 15 maggio 1935

[2] Marco Della Luna, Terminus (il Dio inconscio e lo Statuto dell’Essere), Edizioni Aurora Boreale, Prato 2022, pp. 107-111

I commenti sono chiusi