Tre cose da fare per superare le credenze negative

Ultimamente sto riflettendo molto sul ruolo delle credenze per la nostra evoluzione. Non solo limiti, esse rappresentano in realtà un grande potenziale… che basta sapere come utilizzare! E qui spieghiamo come.

Il circolo vizioso della profezia che si autorealizza

Chi di noi ha frequentato corsi, seminari o incontri di formazione, avrà spesso sentito dire che le proprie credenze o convinzioni, se coltivate troppo a lungo, rischiano di portarci a una cristallizzazione del processo di crescita, o perlomeno di impantanarci in quella zona di comfort che rappresenta l’antitesi di ogni miglioramento o evoluzione positiva.

Questo è vero nella maggior parte dei casi: gli schemi alla base delle credenze in effetti possono essere fortemente limitanti, in quanto ci relegano in un rigido circolo che nasce e cresce su una previsione basata su ciò che già si conosce, o sulle esperienze trascorse, e che tende a realizzare, al di là della nostra volontà cosciente, l’aspettativa che ne consegue.

Un circolo limitante da cui a volte è davvero molto difficile uscire. A tutti voi sarà capitato di parlare con una persona in stato di difficoltà, che ad esempio ha appena subito una perdita economica.

Per cercare di portare aiuto proviamo a suggerirgli dei modi per guadagnare più denaro, e quello che otteniamo è una serie di “non si può fare”, “è impossibile” o, più aggressivamente “te lo scordi che io possa fare questo!” oppure “non ho più trent’anni”. Per inciso, come se a trent’anni uno potesse davvero edificare delle basi importanti per la propria vita!

Se cerchiamo di portare aiuto a una persona che si trova dietro a quello che è un vero e proprio muro i cui mattoni sono fatti di cumuli di credenze negative, ci rendiamo subito conto che non può accogliere nella propria vita nuovi spunti di crescita. Il soggetto rimane attaccato alle sue credenze (negative) e non si schioda di un millimetro dalla sua posizione.

Non ci aspettiamo di certo che a un certo punto la persona possa uscire, dopo un lungo colloquio, con un “beh, magari proverò a fare così”, oppure “mi stai dando un ottimo spunto”.Spesso, in conclusione dei nostri sforzi, non ci rimane l’espressione facciale del nostro interlocutore che esprime impazienza e non vede l’ora di concludere l’interazione.

Quindi?

Che cosa fare per crescere attraverso le nostre credenze

Le credenze influenzano il nostro aspetto fisico, le nostre reazioni emotive e perfino la nostra fisiologia. Come spiega il biologo statunitense Bruce Lipton nel suo libro La biologia delle credenze. Come il pensiero influenza il DNA e ogni cellula ci mostra come ciò che riteniamo di noi e del mondo può incidere in maniera importante sulla componente epigenetica, quella cioè modificata dagli stimoli che si ricevono dall’ambiente.

Una componente intessuta di credenze, sia quelle negative (ossia che hanno il potere di limitare il nostro potenziale di crescita) che quelle positive (quelle che ci consentono di crescere).

Non ci sfugge la loro potenzialità anche nello sviluppare problematiche a livello psicologico, o addirittura dei sintomi o malattie sul piano fisico. Il testo di Lipton cita diversi casi che lo dimostrano in modo eloquente.

La prima azione quindi è: individuare e riconoscere le proprie credenze, visto che sono in grado di avviare, strutturare e mantenere in noi certi schemi energeticie funzionali, dal livello fisico a quello emozionale e mentale.

Quindi: mi osservo e individuo una per una le varie credenze dentro di me.

Può essere utile tenere un diario, suddiviso magari nei vari ambiti della vita:

  • Il rapporto con il nostro corpo,
  • Le relazioni affettive
  • Il lavoro,
  • La nostra vita sociale
  • Le nostre passioni

E in ognuna andremo  a riportare le scoperte che giorno per giorno facciamo rispetto a:

  • quali credenze abbiamo in questi differenti ambiti
  • come le applichiamo quotidianamente
  • a quali risultati ci portano.

Per fare questo dobbiamo essere molto onesti con noi stessi.

Il secondo passo consiste nello smontare pezzo per pezzo le nostre credenze verificandone la realtà o la coerenza rispetto alla nostra situazione. Si tratta in sostanza di prendere le distanze da ciò che crediamo, come se noi stessi agissimo da avvocati difensori della nostra parte più saggia: quella che vuole vedere felici mentre cresciamo.

Nell’esempio precedente:

(Credenza:non si può fare) Siamo sicuri che questa nuova attività non si può fare?

(Credenza: te lo scordi che io faccia questo, non ho più trent’anni) Siamo sicuri che a vent’anni avrei percorso meglio, con maggiore efficacia questo cambiamento?

Tornando sul discorso dei trent’anni….

Siamo sicuri che non avere responsabilità (legate ai figli o a famigliari da mantenere) sia una condizione più favorevole per fare un cambiamento rispetto a chi ogni giorno deve fronteggiare la necessità di mantenere se stessi e la propria famiglia?

Una volta che ci rendiamo conto dei limiti di queste credenze, attraverso questo autoesame, esse perdono la presa su di noi, all’inizio anche solo per un istante. Contemporaneamente cominciamo a gustare la magia di trovarci al di fuori dei nostri confini, dove si può cominciare a concepir qualcosa di diverso da ciò che si è (sempre) fatto

Dopo aver riconosciuto il potere (che non è più strapotere) e il ruolo delle credenze dentro di noi, siamo quindi pronti per la terza fase, quella risolutiva, di cui darò dovizia di particolari nel prossimo post

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