Oltre il “newagismo” (1): illusioni

Illusione, Mistificazione, Inganno: ecco le tre parole chiave che possono descrivere le principali caratteristiche il lato oscuro dell’attuale spiritualità. Si badi, non di tutta la nuova spiritualità, ma soltanto della sua parte meno onesta, meno orientata e sovente poco equipaggiata ad agevolare il difficile e complesso percorso dell’evoluzione umana.

Per comprenderne le sfaccettature e gli aspetti complessi della presente ondata di neo-spiritualità (che ha avuto inizio più o meno verso la metà degli anni ’90 del secolo scorso) costruiremo un percorso basato su queste tre parole che, a guisa di tre “sigilli”, contrassegneranno tre post dedicati a questa analisi.

Tre parole che esprimono i risultati che alcune forme di spiritualità contemporanea sono in grado di causare, rallentando il cammino interiore o addirittura portando fuori strada coloro che aspirano ad un percorso di tipo spirituale.

Il nostro scopo sarà quello di cercare di comprendere i limiti di alcuni approcci contemporanei alle tematiche della crescita interiore e della spiritualità, cercando, ove possibile, di evidenziare anche le potenzialità insite nella “nuova era”.

Illusione, Mistificazione e Inganno esprimono anche livelli progressivi di intenzionalità involutiva nell’azione di taluni pseudo-guru, sedicenti maestri spirituali e altri più o meno proponibili esponenti della New Age contemporanea. Saranno oggetto di questo e dei prossimi articoli in particolare le modalità di azione e le dinamiche che si creano tra gli pseudoguru e i loro inconsapevoli seguaci, tra i quali spesso si riscontrano l’abbandoni di ogni tipo di percorso, delusione e sconforto, per non parlare delle conseguenze di veri e proprio danni che possono essere causati ai praticanti.

Sarà mia cura evitare di prendere posizione a favore o contro l’odierno movimento spirituale (New Age) cercando al contempo di delineare i contorni culturali di alcuni recenti fenomeni di massa e il funzionamento dei disparati meccanismi semplificativi di cui negli ultimi anni ho notato sempre più la presenza, grazie al fatto che da alcuni anni opero professionalmente nel campo olistico.

In molti siti web, sulle riviste del settore olistico, spesso sembra di assistere all’elogio di una sorta di “pensiero unico”, imposto alle coscienze tramite slogan e semplificazioni accattivanti.

Cercare di rendere un poco più semplici determinati concetti può essere utile, ma mi sembra che l’eccessiva semplificazione in molti casi si sia configurata alla stregua di una vera e propria infestazione, anziché costituire un utile contributo alla diffusione delle tecniche per l’accesso alla propria interiorità. Che ne dite ad esempio del mantra “l’intenzione è sufficiente” oppure “tutte le religioni dicono la stessa cosa

Un’adesione acritica a queste semplificazioni può avvenire a scapito detrimento di una genuina ricerca interiore, che per sua natura non può che essere lenta, progressiva, frutto di precisa intenzionalità, all’insegna dell’applicazione costante e quindi non di rado anche faticosa. La ricerca è per definizione “cercare altro da sé”, ossia dal proprio io consueto, costruito negli anni in base alla convenienza e ai limiti sociali imposti e coltivato nelle numerose zone di comfort che continuamente costruiamo cui crescenti. Da questo punto di vista la ricerca interiore può addirittura essere pericolosa, se non altro perché i raggiungimenti spirituali tendono a limitare, se non a eliminare, pressoché ogni forma di dipendenza, attaccamento e identificazione nel proprio Io sociale.

Nell’intenzione di chiarire la mia posizione e lo scopo per cui mi trovo a scrivere, prima di entrare nel merito voglio fare tre importanti premesse.

Premessa 1: perché ho voluto scrivere questi tre articoli?

Il genuino intento che anima dal profondo questi tre articoli è quello di voler mostrare l’aspetto distorsivo dei messaggi e delle proposte del “newagismo” (tra poco spiegherò cosa intendo con questa curiosa espressione) e a quali derive possono portarci certe concezioni del percorso interiore, spesso propalate a suon di veri e propri slogan, svuotati di ogni significato. Quante volte abbiamo sentito dire “tutto è uno” o che “la mente mente”?

In questi tre articoli non sarà mia intenzione enunciare dogmi o cercare di dimostrare che talune affermazioni sono “vere” o “false”. Preferisco lasciare al lettore il compito di soppesare le mie riflessioni utilizzando il proprio discernimento: una facoltà insita in ogni essere umano che, una volta risvegliata, consente di orientarsi coscientemente e di valutare il meglio per sé tra le numerose d varie proposte del gran circo della nuova spiritualità.

Nel migliore dei casi, intraprendere percorsiinteriori figli di una distorsione del messaggio autentico delle tradizioni spirituali originarie (ad esempio dello sciamanesimo, ma si potrebbe dire lo stesso delle Costellazioni famigliari, della Qabalah ebraica, del Sufismo e di innumerevoli altre tradizioni, sistemi e discipline) finisce con il portare molti a un punto fermo nell’evoluzione. La semplificazione ingloba infatti le possibilità evolutive in schemi rigidi e sterili da cui è quasi certamente impedita ogni forma di ri-evoluzione (come ama dire Carlo Dorofatti, un autore decisamente non newagista).

Così “conciate” ecco che le persone sono pronte per essere consumate a loro volta dal sistema, pre-confezionate a dovere entro i limiti di una dottrina buonista per non dire peggio (ne diremo, nei prossimi articoli). I nuovi “adepti” non potranno sbloccarsi dal loro abituale stato di coscienza (magari un po’ nevrotico, confuso e disorientato anche se ancora desideroso di un cambio di direzione), grazie all’illusione di essere “più spirituali” ma senza discostarsi più di tanto dalla consueta quieta normalità, nel rispetto della routine quotidiana famigliare e continuando a coltivare rapporti ormai sclerotizzati con famigliari, amici e colleghi.

Continuando a stare immersi nella loro consueta zona di comfort favoriscono quel “sistema” che volentieri si ciberà anche della loro nuova condizione. Così opera un sistema che da tempo si nutre della nostra energia imponendo e mantenendo nella nostra mente una visione materialistica e insulsa della vita grazie alla quotidiana opera di ipnosi collettiva attraverso i media e i vari tipi di schermi a cui siamo assuefatti, al punto di esserne ormai dipendenti.

Foto di revac film’s&photography

Imbevuti di finta spiritualità da week end, convinti di essere nel risveglio, in realtà preda di un nuovo ottenebramento quasi certamente questi individui non costituiranno un problema per i poteri forti, che da questa condizione di sopraggiunta inanità potranno sicuramente trarre più di un beneficio, , soprattutto nel momento in cui in costoro sarà passata l’onda del “nuovo” spirituale nel quale si sono pasciuti fino a quel momento.

La paura di un ritorno allo stato precedente crea negli adepti l’induzione di nuove dipendenze e l’aumento di quelle preesistenti, la produzione di emozioni contrastanti e l’offuscamento di ciò che siamo veramente.

Gli adepti, nella fase di crisi, possono diventare un vero e proprio coacervo di energie confuse e sofferenti, a livello astrale, di cui le egregore involutive che muovono i grandi poteri sono sempre piuttosto ghiotte.

La sofferenza senza significato derivante dalla disillusione di un mancato percorso interiore può condurre non solo a un peggioramento della propria condizione esistenziale, ma anche alla perdita di se stessi e di una potenziale occasione evolutiva, che dovrà giocoforza essere rimandata, se si crede alla reincarnazione, addirittura a una o più vite “future”).

In ogni caso il mio intento sarà quello di mostrare i meccanismi e dove essi possono condurre gli esseri umani. Cercherò di mostrare questi meccanismi in modo più neutrale possibile e illustrare le loro conseguenze sul percorso interiore.

Non cercherò di costruire su questi un giudizio di tipo morale, di quella stessa morale pruriginosa e artefatta che attualmente si riscontra in certi personaggi che si autodefiniscono “controllori dei fatti”, che ci consigliano di non ascoltare determinati autori o argomenti, che ci vogliono convincere di ciò che è vero e ciò che non lo è.

È bene altresì chiarire che non intendo mettermi nei panni di certi fact-checker alle cui nefandezze stiamo tristemente assistendo da fin troppo tempo. Mi riferisco a quei personaggi che recentemente si sono distinti per azioni di bando, intimidazioni e censura attraverso i social e le tv grazie al beneplacito del sistema che li ha creati, li alleva e li pasce con abbondanti retribuzioni e di cui che si serve per propagare le proprie falsità. La loro intenzione è di ridurre la libertà di pensiero, restringendola a una visione condivisa, e quindi di fatto negandola. Si vorrebbe permettere solo la verità del pensiero unico, in un cupo e progressivamente imposto scenario orwelliano. Sono oscuri e prezzolati figuri di cui credo dovremmo liberarci il prima possibile. Nei miei articoli non mi diletterò di certo nel “confutare” o cercare di “debunkare” le affermazioni o le conclusioni di determinati ricercatori in campo olistico o spirituale o di qualche guru dell’ultima ora sulla base di ciò che dice certa scienza, (che si scriverebbe meglio con la “h” finale). Solo mostrare meccanismi.

Premessa 2: che cos’è la New Age?

Recentemente una delle prime fonti in cui troviamo il termine New Age è rappresentata dai lavori dell’esoterista inglese Alice Anna Bailey, pubblicati nella prima metà del ‘900. Nelle sue opere (più di una quarantina di libri, tra cui i cinque volumi dedicati ai Sette Raggi a cui mi sono ispirato per la mia metodologia olistica di aiuto alla persona, qui il mio articolo che parla) l’espressione “New Age” ( “Nuova Era”) è presente in più punti. Si riferisce a una nuova fase della coscienza in cui l’essere umano entra sempre più in contatto con la dimensione interiore, sente la necessità di esplorare la dimensione spirituale, cerca di stabilire un rapporto rispettoso con la vita e con l’ambiente, avverte il bisogno di uscire dal senso dell’io egoistico per aprirsi alla condivisione con il prossimo.

Di per sé, quindi, New Age è una prospettiva evolutiva della storia umana dagli evidenti risvolti positivi a tutti i livelli. Si rifà a una concezione ciclica del tempo: quello dei grandi movimenti periodici del cosmo è un tema che troviamo anche nell’induismo (nei Veda di parla di Yuga o grandi cicli cosmici). In effetti nella storia umana si possono individuare diversi momenti in cui è più presente un’istanza di ricerca interiore e di una spiritualità più semplice e accessibile al di là dei cliché imposti dalle autorità dominanti. Ad esempio li possiamo individuare attorno all’anno 1000, alla fine del ‘300 (con i movimento dei Fedeli in Amore a cui aderì anche Dante) e per tutto il ‘400, alla metà del ‘600 e alla fine del ‘700 e quindi a metà ‘800, tra Romanticismo e Teosofia le cui propaggini perdurano fino ai primi del ‘900 in cui vediamo anche la nascita di diversi esponenti del tradizionalismo (Guénon, Coomaraswamy, Evola e altri). Alla fine degli anni ’60 il movimento di protesta, nonostante la politicizzazione, esprime più di un’istanza spirituale legata anche alla natura e al rispetto delle diversità.

Come si nota i cicli sono sempre più brevi, tant’è che che all’inizio degli anni ‘80 del secolo scorso viene pubblicato un libro, The Aquarian Conspiracy, a firma di Marilyn Ferguson (Routledge & Kegan Paul Ltd, 1981) un testo piuttosto corposo che ebbe un certo successo nel mondo e sul quale avremo modo di tornare, nel quale l’autrice parla di un “movimento senza nome”.

All’alba del 16 agosto 1987 lo scrittore americano di origine messicana José Arguelles annunciò al mondo che si era verificata la Convergenza armonica, di cui condusse anche le celebrazioni organizzando un grande raduno. Fu la prima meditazione globale della storia, a cui parteciparono anche attori, cantanti e personaggi famosi. La data fu scelta in base alla concordanza tra date ricavate da due tradizioni, quella Maya (profezia dei Tredici Cieli e Nove Inferni di Quetzalcoatl, il Serpente Piumato) e la Profezia del Kalachakra, di matrice buddhista tibetana.

Una tappa successiva arriva alla fine degli anni ’90, a cavallo tra i due millenni, c’è un evento astronomico, l’estate del Sole nero (l’eclisse di Sole dell’11 agosto 1999) che segna una vera e propria ondata di spiritualità, con caratteristiche di diffusione che in alcuni casi appaiono essere innovative. Sono gli anni in cui appare La Profezia di Celestino, con cui molti di noi hanno iniziato a accorgersi di quanto la sfera spirituale comunichi con la nostra vita di tutti i giorni.

Di per sé la New Age “sana” dovrebbe indicare la possibilità di raggiungere concretamente la felicità in questa vita, grazie alla presa di contatto con la nostra interiorità e allo sviluppo della nostra coscienza individuale. Temi e prospettiva verso le quali sostanzialmente convergo anch’io, e il mio lavoro in campo olistico (qui trovi le informazioni) ne è una riprova.

È innegabile che, dall’ultimo dopoguerra, si stia verificando un’accelerazione nello sviluppo della coscienza (almeno in una parte dell’umanità), visibile anche nel salto di qualità dei temi oggetto del dibattito collettivo: clima, ambiente, rispetto per la vita, uguaglianza degli individui e dei popoli, tutela delle minoranze e dei diritti naturali dell’uomo. 

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Ritengo che l’accelerazione dello sviluppo e dal moltiplicarsi di istanze in tutti i settori della vita umana (negli aspetti costruttivi tanto quanto in quelli distruttivi) siano segni inequivocabili di una nuova possibilità per coloro che vorranno (e potranno) vivere in modo sostanzialmente diverso dalle generazioni precedenti.

Su questa visione, che non è affatto edulcorata (probabilmente infatti almeno una parte del genere umano tornerà ad aver a che fare con problemi legati alla sopravvivenza fisica) credo che si innesterà un’umanità nuova in grado di vivere coniugando razionalità e intuizione, mente e cuore e sostituendo il proprio senso dell’ ”io contro tutti” con una nuova concezione del “noi”. Nella comprensione che gran parte dell’essenza della vita è scambiare energia e informazione (in una parola affatto scontata, Amore) con gli altri.

Solo esseri sufficientemente evoluti che abbiano risolto i problemi legati al raggiungimento dell’indipendenza, potranno vivere una vita con più senso e significato secondo nuovi paradigmi legati all’interrelazione tra gli esseri cercando di rendere il mondo migliore di come lo abbiamo trovato.

Quindi non sono “contro” l’idea di New Age. Ma il newagismo è un’altra cosa…

Premessa 3: cosa intendo per newagismo?

Per ognuno di noi il “percorso interiore” è quello volto a raggiungere la nostra essenza e avvicinarci alla dimensione del sacro. Con l’espressione “newagismo” intendo l’insieme di autori, maestri e operatori olistici e terapeuti energetici e di quelle correnti di pensiero che propongono una concezione e una prassi di percorso interiore caratterizzata da eccessiva superficialità, semplificazione fino alla distorsione intenzionale dei messaggi genuinamente spirituali con relativi equivoci, confusione, smarrimento da parte di chi vi si approccia. Questo può accadere a causa della scarsa preparazione degli operatori o per incompetenza degli improvvisati “maestri”.

Questo è il livello di cui parliamo in questo articolo, la cui parola chiave è illusione, che di norma ha conseguenze meno impattanti sul percorso di sviluppo interiore e da cui partiamo nel nostro viaggio.

Eccessiva semplificazione

Una delle tendenze della New Age in odore di newagismo è di semplificare eccessivamente questioni in ambito esoterico, iniziatico o spirituale che, per loro natura e complessità, non possono essere ridotte e semplici formulette, pena il loro snaturamento. Dalla volontà di eccessiva semplificazione all’instaurarsi una dinamica mistificante, in grado di travisare la verità e divenire disorientante e in grado di portare a percorsi errati, il passo può essere breve.

Accusando di essere “troppo mentale” chi si occupa di questioni complesse in ambito spirituale affrontandole con giusto raziocinio e cercando di fare un po’ di chiarezza, la newage farlocca (il newagismo) ci invita ad abbandonarsi a una vagheggiata dimensione del “sentire”, generica e fumosa, che si connota e manifesta soprattutto a livello emozionale. Esprimendoci esotericamente ,l’idea  illusoria è di vivere la spiritualità a livello astrale: rituali suggestivi che sian in grado di frci vivere emozioni forti, sensazioni che siano solo positive, poteri magici, desiderio di dominio sugli altri, di ottenere grazie alle proprie conoscenze e poteri un ruolo sociale, ricchezza, prestigio e altre conquiste materiali. L’astrale coltivato in questo modo ci può far adagiare in stati dai quali risvegliarsi è molto difficile, sicuramente sempre molto brusco!

Non è un sentire di coscienza: qui la facoltà del discernimento è sospesa a tempo indeterminato.

Come dicono M. Gancitano e A. Colamedici nel loro saggio Tu non sei Dio, fenomenologia della spiritualità contemporanea:

La spiritualità contemporanea ha reso quasi incomprensibile l’idea che esistano giusti concetti. È presente piuttosto un’unica grande didattica, semplicistica e consolatoria, che attraverso numerose sotto-didattiche appiattisce ogni tentativo di osservare se stessi e i misteri dell’Universo in una serie limitata e limitante di affermazioni (quasi sempre auto-assolutorie) e frasi fatte. Il giusto concetto – una rappresentazione del reale che raccoglie e aggrega sapientemente i particolari – è invece l’applicazione coerente dell’intelletto, facoltà umana che nel corso dei secoli è via via uscita di scena; per la spiritualità consolatoria non esistono giusti concetti perché non esistono sbagliati concetti. Semmai, esistono concetti troppo complessi, troppo “mentali”, che non lasciano spazio alla sensazione e al sentimento. Tutto è Bene, Tutto è Uno e Tutto, quindi, è Perfetto, in un’escalation di banalizzazione del reale che ha l’arroganza di prendere in esame qualunque cosa, a partire dai testi sacri di ogni epoca, che vengono tritati e macellati, pre-cotti e pre-masticati, in modo da essere comprensibili a tutti e applicabili nella vita quotidiana (…) nella convinzione che, in fondo, ogni tradizione intenda dire pressoché la stessa cosa e che quindi sia più che lecito giocare al piccolo alchimista.

Alla fine, a forza di non discriminare, si ottiene solo confusione.

Si ha notizia di casi meno scusabili, in cui assistiamo all’induzione di concezioni errate, alla vera e propria manipolazione, fin alla truffa. Il tutto finisce per impedire al malcapitato adepto di coltivare e manifestare le proprie possibilità evolutive.

In questi casi, che sono più strutturati, vi è quindi una precisa volontà di creare un business e/o un vero e proprio tentativo di manipolare poveri malcapitati. Si assiste così alla formazione di spaventose sette nelle quali è facile entrare ma quasi impossibile uscire, almeno con le proprie gambe e tutti interi (sia da un punto di vista psicologico che spirituale, oltre che economico e perfino fisico).

Per questo primo articolo, che fa anche da (corposa, ma doverosa) introduzione, direi che possiamo fermarci qui.

Rimando il lettore curioso ai prossimi due articoli (mistificazioni e inganni, in fase di lavorazione) che illustreranno con dovizia di particolari molte dei fraintendimenti e delle trappole di molta della spiritualità odierna.   

Per farmi sapere cosa ne pensate, potete scrivermi a per@paolorecaldini.info

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