I Pensatori del Cuore

Associare il termine “pensare” a “pesare” può sembrare quasi una contraddizione, dato che il prodotto del pensare, il pensiero, essendo immateriale, sembra qualcosa di leggero, di impalpabile, mentre pesare è un’attività che può coinvolgere elementi pesanti, fatti di densa materia.

Ma poniamo per un attimo attenzione al fatto che uno dei prodotti del pensiero è il linguaggio e dunque lo è anche la parola. Non si dice forse che “le parole sono pietre”?

Dunque anche i pensieri possono essere alquanto… pesanti, a volte gravosi e insopportabili nelle loro potenziali applicazioni, a meno che non vengano opportunamente controbilanciati da un’altra “massa”: quella del Cuore, in questo articolo inteso come centro spirituale dell’essere umano (per questo lo scriviamo con la “C” maiuscola).

In questo articolo parliamo di intelligenza emozionale, di come sia possibile conciliare razionalità ed espressione genuina delle emozioni.

La razionalità è utile, l’iperrazionalismo può fare anche danni

Una tipica facoltà umana è l’intelletto, che ci permette di creare, elaborare e correlare tra loro pensieri, idee e concetti. È potente (ha permesso agli esseri umani di “conquistare” le risorse del pianeta) ed è utile, in quanto ci permette di risolvere molti problemi ma, se non vogliamo che si trasformi in un potere autodistruttivo, non lo si dovrebbe mai lasciare lavorare da solo.

Un’eccessiva enfasi sull’intelletto può infatti portare all’iperrazionalismo, , un neologismo che indica la convinzione, fondata sull’iper razionalità, che ogni fenomeno possa essere compreso e risolto unicamente dalla mente razionale. Si tratta di una deriva attualmente assai diffusa che rischia di caratterizzare sempre di più a senso unico l’educazione, l’istruzione, i media e altri settori della vita civile.

Un sintomo del crescente iperrazionalismo è che sembra degno di considerazione solo ciò che abbia ricevuto prima una validazione scientifica. Non a caso le materie che si studiano a scuola e molte facoltà universitarie hanno nomi come “scienza dell’educazione”, “scienza della formazione”, perfino “scienza della storia delle religioni”, come se solo un approccio razionalistico fosse in grado di rendere queste materie degne di insegnamento. Con buona pace di una millenaria tradizione umanistica, che ha avuto come strumenti altrettanto potenti e profondi di elaborazione del sapere il simbolo, l’analogia, l’intuizione (ce ne occupiamo più avanti).

Se spinto all’estremo, la tendenza a privilegiare esclusivamente la razionalità escludendo la sensibilità e l’empatia può essere pericoloso. Vogliamo citare due esempi.

L’approccio asciutto e scevro dalle emozioni nel sistema educativo e in generale nell’assetto sociale ha contribuito a generare negli anni diverse conseguenze negative, come ha evidenziato lo psicologo clinico e scrittore Daniel Goleman nel libro Intelligenza emotiva, un best seller ma anche uno studio serio, condotto per anni, che rivela tutta una serie di acquisizioni sul ruolo dell’empatia nei rapporti umani e in quelli istituzionali e che consiglio vivamente di leggere a chiunque sia interessato ad approfondire questo tema.

L’opera analizza i limiti e i potenziali traumi a carico dei bambini, dei ragazzi e degli adulti causati dalla mancanza di inclusione dell’aspetto emozionale nei rapporti tra insegnanti e allievi, nella famiglia, nei posti di lavoro e in molti altri ambiti della società. Traumi e danni interiori che a volte rivelano tutto il loro devastante potenziale durante gli eventi tragici di sparatorie e le stragi verificatisi in istituti scolastici statunitensi (favoriti dalla facilità con cui negli States è possibile procurarsi armi anche di tipo militare).

La volontà di razionalizzare la vita a tutti i costi può generare la pretesa di voler prevedere ogni cosa (dalle condizioni meteo, all’andamento del traffico, alle fluttuazioni del mercato), l’esigenza innaturale di dover essere “perfettamente razionali” in ogni situazione e l’ossessione di voler “essere in sicurezza” in ogni situazione. I limiti di tutto questo si sono già fatti vedere in particolare negli ultimi anni (ne riparliamo tra poco).

Le credenze imposte ad arte nei cervelli delle masse possono indurre paura, diffidenza, divisione e conflitti in coloro che si lasciano convincere che non c’è alternativa. La mente degli individui di solito non è libera di decidere autonomamente, in quanto si mostra spesso piuttosto malleabile e condizionabile, agendo come una sorta di apparato programmabile installato in loro.

I danni causati dalla “razionalizzazione della paura” agevolata nella sua azione dall’elevata malleabilità della mente razionale (definibile anche come mente di superficie) si sono evidenziati ancora una volta nell’ambito della nota vicenda che ha caratterizzato il triennio 2020-2022. La ripetizione costante di determinati messaggi a scuola, nell’ambito della famiglia, nei luoghi di lavoro, in società (oggi anche nei social) e il quotidiano bombardamento mediatico hanno giocato un ruolo essenziale nel creare un”isteria di massa, grazie alla quale è stato possibile aggirare e scarificare i diritti di molte persone in nome del… bene comune.

Sentire, conoscere e intuire

A parte i risvolti e le conseguenze più drammatiche, ora vorrei parlare del fatto che l’approccio iperrazionalista può limitare fortemente l’espressione del nostro pieno potenziale. Dato che uno dei canoni dell’iperrazionalismo è l’idea che l’essere umano sia dotato solo di un corpo e di una mente, corriamo il rischio di privarci del potere e della saggezza che risiedono nel cuore e nell’intuito.

Diverse culture antiche distinguevano tra raziocinio, sensazione e intuizione, ponendo quest’ultima in risalto , in quanto forma di conoscenza direttamente ricevuta senza mediazioni.

Nell’antica sapienza indiana si distinguono diversi sensi: la sensazione, sia fisica che emozionale (Kama), la mente raziocinante (Manas) e l’intuizione (Buddhi) proveniente dai piani superiori di coscienza.

Per essere umani, in pieno collegamento con tutti i piani dell’esistenza, da quello fisico (denso) ai più sottile (spirituale), evitando i danni di cui abbiamo parlato qui sopra, sarebbe davvero auspicabile unire al sentire (Corpo) il pensare (Testa) e l’intuire (il Cuore spirituale), affiancando all’intelletto la sensibilità e l’intuizione che, integrandolo, lo bilanciano mitigandone le potenziali, pericolose derive.

Attenzione: non stiamo dicendo che la razionalità non va bene anzi, per una crescita spirituale davvero buona l’intuizione deve essere sempre supportata dal ragionamento e dalla verifica personale.

Un’opera alquanto interessante che ribadisce l’importanza di equilibrare l’intelletto con l’emozione e intuizione è Uno psicologo nei lager di Viktor Frankl, un grande psichiatra della scuola di Vienna, la stessa di Freud e Adler), indaga a fondo la dimensione introspettiva e spirituale dell’essere umano ribadendo uomo e l’importanza di trovare un significato e uno scopo nella propria vita al di là del mero razionalismo.

È in sostanza una lucida analisi della natura umana e delle sue potenzialità, che spesso si evidenziano in un contesto estremo, come quello del lager, esperienza che Frankl approfondì in modo doloroso e profondo, traendone non solo delle riflessioni sulla natura umana ma anche delle chiavi evolutive per tutti. Su queste acquisizioni Frankl costruì il suo metodo terapeutico, la logoterapia, (da -logos = “senso, significato”) Il resoconto narrato nella sua opera ne è vibrante testimonianza.

I Pensatori del Cuore

Foto di Jorge Gardner su Unsplash

Come abbiamo accennato nell’introduzione, il termine “pensare” deriva da “pesare”. Quindi, essere Pensatori del Cuore significa dare “peso” ai moti del nostro Cuore permettendogli di esprimersi, comunicando i cuori di altri esseri umani, compresi i loro sensi, la loro mente e la loro Anima.

Esistono in noi due intelligenze complementari, una regge l’altra e la Saggezza consiste nel sapersene servire simultaneamente”

(R.A. Schwaller de Lubicz, egittologo e studioso di simbologia)

Questa è la capacità che avevano alcuni tra i grandi della storia, che facevano “pesare” non solo la loro mente ma anche il loro Cuore.

Un esempio è rappresentato dai discorsi dei grandi maestri o dalle loro opere che ci hanno ispirato, fatto sognare e spinto all’azione migliorativa: ad esempio Leonardo da Vinci, nel Codice Atlantico, ci ha dimostrato come l’arte e la scienza possano convivere e arricchirsi a vicenda.

Questi sono esempi eccellenti di Pensatori del Cuore, che hanno saputo integrare la mente razionale con il sentire emozionale e l’intuizione spirituale. Oltre a loro, a dispetto delle apparenze, ce ne sono molti altri, anche tra noi, che ogni giorno cercano di vivere in armonia con se stessi e con gli altri, seguendo la voce del loro centro spirituale.

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