Per inquadrare correttamente le riflessioni contenute in questo articolo, conclusivo della trilogia sul newagismo, vi consiglio di leggervi i primi due articoli (Illusioni e Mistificazioni).
Nei primi due articoli dedicati al newagismo (vedi qui e qui) abbiamo preso in esame i limiti di certe visioni superficiali di quella che è la consapevolezza e a quali stati illusori e mistificazioni si possa essere esposti seguendo certe derive della spiritualità contemporanea, Esiste infatti un livello ancora peggiore a cui alcune dinamiche distorte possono portarci: quello della manipolazione malevola per estorcere energia energia vitale, denaro o tutt’e tre le cose. Le modalità sono conosciute: il capo o i capi della setta, attraverso forme di cooptazione sempre più forzata inducono un livello crescente di dipendenza dal guru o dalla setta.
Un’ultima precisazione. Non farò i nomi degli esponenti e delle organizzazioni che sono state la fonte di ispirazione per questi articoli. Lascio al lettore il compito (e anche il divertimento) di individuarli attraverso i libri, le pubblicazioni e gli interventi sui social, in particolare attraverso i loro video, nei quali spesso l’enfasi del narratore tradisce le vere intenzioni: guardate le espressioni facciali e i termini che utilizzano.
Tutto è uno o “tutto è business”?
A mio parere è corretto che un operatore olistico riceva denaro in cambio delle proprie prestazioni, servizi o trasmissione di informazioni di qualità (nell’ambito di corsi e seminari). Sono i frutti di tempo ed energia che l’operatore ha dedicato al lavoro su di sé, alla propria formazione personale, studio, pratica e ricerca. Non ripeterò qui le considerazioni esposte nell’articolo È giusto farsi pagare in ambito olistico? a cui rimando che volesse approfondire questa tematica importante.
Il problema nel rapporto tra denaro e spiritualità è quello che chiamo reificazione dello spirito, uno tra gli aspetti deteriori del newagismo. Consiste essenzialmente nel ridurre le questioni interiori e le tematiche spirituali a oggetto di mera trattativa economica. Anche se possiamo essere d’accordo che, da una prospettiva olistica, tutto è Spirito e quindi anche il denaro che si può anche definire una forma di energia, ne è parte, una certa inconsapevolezza nel campo della spiritualità unita al bisogno di ottenere tutto e subito può far ritenere a chi offre e a chi riceve il servizio che basti pagare per ottenere. Esagerando un po’, non mi stupirebbe un giorno sentire la pubblicità di un operatore recitare “l’illuminazione costa 1000 Euro, l’apertura veloce dei chakra solo 500”…
L’economia di stampo neoliberista, predatrice e bulimicamente avida, che negli ultimi trent’anni si è radicata in tutti i settori, condizionando ogni scelta con la logica del profitto, è riuscita a instaurare nella maggior parte delle persone la schiavitù (e in certi casi la prostrazione) al dio denaro, a quanto pare l’unico rimasto in circolazione. Soprattutto è riuscita a installare nella mente di molti un pernicioso paradigma basato sulla competizione selvaggia: mors tua, vita mea.
La contemporanea crisi dei valori, una certa persistente miopia spirituale e l’aggressività markettara di certi operatori nel campo olistico hanno finito per livellare in basso la domanda di interiorità e conseguentemente l’offerta olistica, con proposte che degradano la spiritualità a livello di una merce qualsiasi, soggetta a leggi di uso e consumo e ai cicli di proponi-vendi-cambia. Basta dare un’occhiata a certe pubblicità in questo settore per rendersene conto.
Il sistema in cui viviamo è riuscito a inquinare anche questo settore, mercificando sminuendo la spiritualità in modo da abbassarne il potenziale sotto il limite di sicurezza, trasformando nell’immaginario di molti la ricerca interiore e l’esoterismo in forme di intrattenimento da salotto, suggestionando quanto basta le masse e consolando le anime affrante.
Le forze che lavorano per rallentare e ridurre al minimo (o eliminare) il pericolo appresentato da un’umanità in crescente risveglio hanno agito in diversi modi.
Hanno introdotto determinati filoni della ricerca interiore assemblando correnti filosofiche e forme di spiritualità tra le più disparate all’insegna di un sincretismo insostenibile. Si sono insinuate prontamente all’interno dei diversi movimenti spirituali nati spontaneamente, giungendo ad ingabbiare la ricerca interiore entro i limiti di un paradigma rigido, dogmatico e costruito con abbondanti luoghi comuni (“la mente mente”, “tutto è uno”, “tu sei Dio”). In questo modo hanno sminuito di molte istanze spirituali, riducendole ai minimi termini per disperderne il potenziale, fonti di caos più che di evoluzione e che tendono a rendere più facilmente controllabili gli individui che si prestano al gioco.
Un esempio è quella rete di persone che negli ultimi anni si è diffuso anche in Europa che si dice abbia avuto origine da un’esperienza di aiuto nata spontaneamente all’interno di comunità femminili sudamericane. Al centro di questa “rete” è il dono che non è spontaneo ma viene richiesto agli aderenti. Non entro nel merito, ma voglio far notare questo sistema non rispetta un’importante regola: per ricevere denaro occorre dare in cambio del valore, ma qui dov’è il valore? Inoltre, se voglio regalare con il cuore qualcosa a qualcuno lo faccio e basta, non ho bisogno di entrare in un’organizzazione che mi obbliga a farlo. Ho molte riserve su questo sistema in salsa “spiritual-olistica” forse favorito e accentuato dai tempi di ristrettezze economiche che le persone stanno attraversando negli ultimi anni, in particolare dagli anni successivi al 2020.
Chi si professa nella “Luce” trama spesso nel buio

Fate un esperimento: provate a osservare il grado di onestà, pulizia interiore e correttezza di coloro che sostengono di essere sempre dalla parte della “luce” e professano la “lotta contro l’oscurità“. Notate la loro coerenza, le scelte che fanno, come reagiscono ai vostri “no”, in poche parole osservate la loro vibrazione e poi decidete se fa per voi.
Sappiamo quante religioni abbiano prescritto ai loro adepti una finta mansuetudine passivo-aggressiva e una bontà mascherata da opportunismo, permettendo poi loro che facessero di tutto e di più nel privato. Questa modalità di “doppi a vita” mi sembra la descrizione calzante anche per molti movimenti, organizzazioni e singoli operatori olistici.
L’equivoco del lavoro su di sé
Negli ultimi anni abbiamo visto apparire molti guru e guretti che propongono il “lavoro su di sé” come strumento di miglioramento personale. Posto che un sano e costante lavoro sulla propria interiorità per eliminare le proprie meccanicità, diventare consapevoli dei propri limiti, potenziare le proprie qualità e manifestare i propri talenti è assolutamente doveroso, soprattutto per chi si propone di aiutare gli altri in ottica olistica, anche qui si cela un possibile aspetto ingannevole in operatori poco onesti.
La possibilità che ci troviamo di fronte è la riproposizione in chiave newagista del solito, vecchio paradigma “pecore-pastore e lupo”, che descriviamo scomponendolo in passaggi logici che riportiamo dal punto di vista dello pseudo-guru malintenzionato:
1) evoco il lupo cattivo, introduco e insinuo in chi mi segue la paura del lupo
2) dichiaro (facendo sentire) che chi mi ascolta è come una pecorella smarrita…
3) ed ecco che mi propongo al gregge come loro pastore, chiudendole in un bel recinto rassicurante e eventualmente portandole dove voglio (anche al macello).
Vediamo nella pratica come si possono sviluppare questi passi.
1) Il lupo può essere evocato sotto forma di un pericolo imminente che incombe sulle pecorelle (una catastrofe naturale, l’arrivo degli alieni cattivi, la propria perdizione spirituale o altro ancora) che viene dato praticamente per certo a meno che queste ultime non accettino di lavorare su di sé secondo i dettami proposti.
2) Le parole “amore e luce” vengono ripetute in continuazione, si rassicurano gli adepti che “le forze inferiori non potranno venire a prendervi“, come se questi ultimi fossero dei bambini che non sono in grado di affrontare la propria ombra, cosa a cui invece dovrebbero essere condotti a fare, con le dovute modalità, allo scopo di integrarla per non subirla lungo tutta la loro esistenza. Certo che delle pecore spaventate sono più facili da gestire!
3) In molti casi questi sedicenti maestri del lavoro su di sé fanno intendere a chi li ascolta che loro sono “arrivati” allo stato di coscienza perfetto, mentre i poveri “illuminandi” si stanno ancora barcamenando in mezzo alle pastoie del proprio apparato emozionale… oh che primordiali che siete.
Della serie: io ci sono riuscito e voi no.
Oppure Io so’ io e voi non siete un cazzo. [1]
In assenza di veri miglioramenti, la logica conclusione per i poveri seguaci è che, se vogliono tirarsene fuori, devono seguire il guru (comprando i suoi libri e frequentando tutti i seminari proposti).
In tutto questo è presente anche una grossa dose di narcisismo, sia in chi propone (o propina) sia in chi segue. Come dicono Gancitano e Colamedici:
L’idea che tutto ti faccia da specchio, e ciò che tutto il mondo sia una superficie che riflette unicamente te rappresenta la deriva narcisistica ed ego-riferita della spiritualità contemporanea, che è chiaramente la caratteristica di tutta la nostra società.”
Parlando di J. Ferrer gli autori proseguono:
“Cercare negli altri principalmente il proprio specchio implica, infatti, l’intento di depotenziare l’Altro, proteggendosi dal bagaglio di mistero che comporta”
È vero che un “lavoro sulla presenza” può essere utile per aumentare il nostro grado di vigilanza: in effetti troppo spesso ci muoviamo come androidi riprogrammati o come zombie preda dei propri automatismi. Ma uno dei pericoli maggiori nel seguire queste pratiche con un basso livello di coscienza è di fabbricare una visione solipsista, ossia l’idea che non esistano altri esseri al di fuori della nostra esistenza.
Qui la distinzione che propongo è quella tra metodi che funzionano, che determinano in noi dei cambiamenti, e le dottrine sterili in cui in definitiva non vi è evoluzione, costruzione.

Come si sa, questo è un paradigma già visto più e più volte nel caso delle religioni monoteistiche. Attualmente, oltre che da guru che somministrano dottrine sterili (che non promuovo evoluzione di coscienza né azione costruttiva su se stessi e sugli altri) è perseguito da alcune delle nuove religioni, che sono in fase di confezione attraverso il riutilizzo di vecchie religioni riciclate conferendo loro un alone di scientificità.
Ad esempio comprendiamo in questa definizione il contattismo becero, per intenderci quello di Ashtar Sheran e della sua banda di balordi, pomposi e patetici maestri ascesi intergalattici.
Ti darò rifugio, ma prima tu dammi tutti i soldi
Molti dei movimenti settari che proliferano in tutto il mondo e soprattutto negli U.S.A. non fanno altro che porsi nella scia dell’individualismo sfrenato, secondo il quale ogni essere umano è autorizzato, anzi stimolato a fare da sé e a configurarsi come essere totalmente autonomo.
Spesso i santoni newagisti, quelli pericolosi (ossia a capo di sette o società segrete) evocano veri e propri spauracchi come i black out su scala nazionale, la crisi idrica, il termine delle forniture di cibo e altri beni di prima necessità per indurre paura nelle persone che li seguono, cercando di convincerle che l’unica salvezza è affidarsi a loro.
Come abbiamo anticipato nello scorso articolo (nel paragrafo “Davvero tutte le religioni dicono la stessa cosa?”), uno dei modi con cui questi personaggi cercano di fare accettare le loro deliranti mistificazioni a sfondo religioso è di farle passare come verità assodate e universalmente diffuse sostenendo che anche loro affermano verità non diverse da quelle comunemente accettate dai credenti di ogni religione nel mondo. Questa è la maschera di finta normalità di alcune organizzazioni che invece andrebbero indagate per i danni e gli abusi psicologici che perpetrano ai malcapitati.
Oltre alle mistificazioni sul culto, esiste anche un secondo aspetto all’origine del “successo” che le sette riscuotono. Consiste nel dare un ruolo e una funzione all’interno dell’organizzazione ai loro appartenenti, specialmente a coloro che si sentono esclusivi o addirittura emarginati dalla società, per farli sentire nuovamente accettati e inseriti in un sistema di relazioni. Questo è uno dei metodi e una delle dinamiche più diffuse per la cooptazione forzata degli adepti.
Venendo al tema di questo paragrafo, ossia la pericolosità di certe organizzazioni, negli ultimi decenni non sono mancati esempi di esiti tragici, basti pensare all’esperienza del culto del People’s Temple, guidato da Jim Jones, che nel 1978 a Jonestown portò al suicidio di massa di oltre 900 membri. Ricordiamo anche il tragico epilogo della setta Heaven’s Gate in cui si suicidarono ben 39 adepti convinti a fare il folle gesto con la promessa di salire a bordo dell’astronave aliena che li avrebbe portati via…
Coltivare la personalità a scapito dell’Anima
In sintesi, l’essenza di ogni percorso spirituale è quella di abbattere il senso dell’io. La personalità deve cedere il posto all’Anima, il ponte verso lo Spirito.
In questo senso tutti i tentativi di psicologizzare l’io mantengono saldamente al centro il senso dell’io o l’ego, per usare un espressione occidentale: in questo modo, però, non fanno che rendere l’individuo ancora più adattato a un contesto produttivo (quello della società neo-liberale, materialista e schiavizzante) che tende in realtà a depauperarlo delle sue possibilità di evoluzione!
Un percorso interiore concepito come adattamento alle regole che vogliono l’individuo ben adattato, funzionante e produttivo, da un punto di vista spirituale non può essere preso sul serio, assomigliando piuttosto a un’ennesima forma di manipolazione dove chi ci guadagna in fondo non è l’individuo alla ricerca di una propria identità profonda.
Una delle grandi fonti dell’inganno: il messianismo
Ho scelto di parlare in questo articolo anche del messianesimo, una corrente che troviamo in molte religioni organizzate, normalmente monoteistiche, una delle forme più elevate di irretimento delle masse. Consiste nel far credere alle genti che “nel futuro” arriverà qualcuno oppure che succederà qualcosa grazie alla quale ci si potrà salvare. In alcuni casi la promessa riguarda soltanto coloro che aderiscono a un certo culto, o che abbracciano una religione; in altri lo scenario prevede una salvazione di massa.
I meccanismi che si scatenano in una dinamica legata a una figura salvifica possono assumere connotazioni spesso inquietanti e non di rado drammatiche. In ambito newagista abbiamo citato il tragico suicidio di massa della Heaven’s Gate, ma ricordiamoci che ci sono molti autori che portano avanti l’idea messianica degli extraterrestri buoni che prima o poi verranno a salvarci “ma solo se saremo pronti” (leggi: se avremo ubbidito al guru che si propone come intermediario tra noi umani e questi salvatori cosmici).
Lo scientismo, nuova religione mondiale?
Mi autocito dal secondo articolo:
“Uno degli aspetti che caratterizza maggiormente l’attuale ondata di neo-spiritualità è sicuramente la tendenza a voler superare la divisione tra scienza e spiritualità, alla ricerca di una sintesi che le vdea come aspetti complementari della nostra indagine al contempo esteriore e interiore.
Sembra quasi che una delle spinte più importanti sia il desiderio di guarire la ferita cartesiana in particolare la divisione tra rex cogitans e rex extensa, tra mente e corpo, tra spirito e materia. Per inciso, è interessante notare come questa istanza si situa nel contesto, evidenziato a partire dal 2020 (anno che segna una manifestazione esplicita delle forze involutive in azione nel pianeta), che vede il tentativo di fare della scienza una nuova religione.“
Un superamento per così dire involutivo della deriva messianica potrebbe essere rappresentato dalla tendenza a religionizzare (perdonate il neologismo) la scienza.
La scienza, che è il metodo, è non l’accumulo delle sue scoperte o le tecnologie che da essa derivano, dovrebbe essere “dubbio continuo”.
Invece la deriva scientista la presenta come l’unica depositaria di un sapere assoluto, anche in presenza di evidenti contraddizioni tra le sue certe previsioni, rassicurazioni, e i fatti che si verificano nella pratica (non serve ricordare quante della presunte verità siano state smentite in breve tempo dai fatti osservati dai comuni cittadini). Si tratta di una scienza che appare sempre di più al servizio della guerra, che fornisce le conoscenze e i metodi una scienza che non è.
Un aspetto dei questa azione di sostituzione della scienza alla religione è evidenziato dalla progressiva ed evidente demolizione della religione cattolica, delle sue autorità, istituzioni e perfino dei suoi simboli. È sufficiente osservare le icone della musica che mimano dèi, rituali, fino alle espressioni di satanismo in tutte le sue forme. Tutte dinamiche finalizzate alla demolizione delle religioni e l’instaurarsi di una sorta di religione materialista globale, basata sul “credere della scienza”… espressione contraddittoria nei termini.
Alla fine va bene che se ne parli, anche a sproposito

Eccoci giunti alla fine di questa trilogia di articoli dedicata al newagismo.
Spero che molti spunti che ho voluto dare (con tanto di nomi e fatti documentati) possano essere di stimolo ai veri ricercatori per approfondire a loro volta le direzioni verso le quali si sono diramate le ultime due ondate di spiritualità (degli anni’60 e quella della fine degli anni’90).
Da tempo ho abbandonato una visione dualistica nella quale ci sia solo posto per il “bene” o per il “male”, il “giusto” o lo “sbagliato”. Mi rendo conto che nello schierarsi ci si perde sempre un pezzo: sovente le realtà nascondono aspetti più evolutivi e meno evolutivi, più o meno stimolanti della crescita. Alla fine in la luce ha bisogno della tenebra per essere visibile, e l’ombra nasce dalla luce che incontra un ostacolo. Quindi le polarità sono spesso inestricabili, non sono opposte ma contrarie, avendo bisogno una dell’altra per poter manifestarsi.
Credo che proprio questo debba succedere in questo piano di realtà.
Allo stesso modo, dobbiamo riconoscere che la New Age, sia quella più sincera, nata da motivazioni sincere, sia il newagismo, che come abbiamo visto nasce spesso da pulsioni molto meno nobili, hanno avuto un grosso ruolo nel reintrodurre in occidente l’idea della spiritualità, una dimensione insita nell’essere umano.
I tentativi di laicizzare la società, dichiarando la superiorità della razionalità rispetto a qualsiasi altra forma di conoscenza, e di restringere gli orizzonti esistenziali al mero consumismo, stanno trovando il loro limite: sempre più persone si stanno rendendo conto dei limiti del materialismo e sono alla ricerca di una dimensione interiore.
L’anelito spirituale non conosce interruzione, neanche di fronte ai tentativi di manipolare di spaventare e di sviare gli esseri umani.
È una consapevolezza che di nuovo si è presentato alla mia attenzione grazie alla recente rilettura di un classico della New Age contemporanea, che lessi appena uscito negli anni ‘90: La profezia di Celestino.
Buona ricerca a tutti.
[1] Cito dalla famosa battuta di Alberto Sordi nel film Il Marchese del Grillo.