Perché meditare ti farebbe bene

Perché meditare ti può migliorare la vita? per capirlo, approfondiamo i meccanismi e le dinamiche che si creano nella meditazione.

Ma come funziona la meditazione? perché può produrre in me un cambiamento positivo?

In uno scorso post dal titolo Rompere il circolo vizioso dell’ansia e dello stress, abbiamo visto come la meditazione permetta di ridurre lo spazio tra quello che noi siamo e ciò di cui facciamo esperienza, quindi tra il soggetto (il meditante) e l’oggetto (tutto il resto). Portare attenzione consapevole a un oggetto (ad esempio il nostro corpo) permette di focalizzare la mente su di esso e di scendere in profondità nella sua conoscenza.
Di qui può nascere:
  • la comprensione dell’oggetto dell’esperienza
  • la riduzione della distanza percepita con l’oggetto. E questo è un punto moto importante.

Farsi destabilizzare dagli eventi?

Se ci pensi bene, fronteggiando quotidianamente gli stimoli che provengono dal nostro interno (spesso dal nostro continuo rimuginare) e dall’ambiente esterno, quello che ci causa più dolore è che quello che ci preoccupa, ci spaventa o ci destabilizza viene da noi percepito come qualcosa di esterno a noi, e quindi oscuramente minaccioso.
Allo stesso modo, a volte ci capita qualcosa che sembra avere il potere di farci rimanere in uno stato di malumore per l’intera giornata. Perché non riusciamo a digerire quello che è andato storto, che non doveva succedere?
Perché pensavamo che le cose sarebbero andate in tutt’altro modo.
Ma neanche questo è il vero motivo.
Il motivo è che pensavamo di stare bene perché supponevamo che le cose sarebbero dovute andare in una certa direzione affinché noi potessimo stare bene: la direzione giudicata opportuna o quanto meno non troppo inadatta. Quindi abbiamo subordinato il nostro stare bene a un fattore esterno.
E’ lo stesso meccanismo di prima: siamo irritati da qualcosa di estraneo, un sassolino si è infilato nel meccanismo perfetto della nostra giornata… ideale! E come intervenire sul senso di estraniamento che a nostra volta proviamo?

Come funziona la meditazione

Il meditante si abitua a osservare il proprio corpo, con tutte le sue sensazioni, compresi i fastidi, le emozioni (a volte dirompenti) e i pensieri (spesso disturbanti), e a inglobarli nella propria consapevolezza esercitandosi a non cadere subito vittima dell’automatismo che ci spinge a provare irritazione, avversione o giudizio.
Dopo un po’ di pratica ciò che prima sembrava avere potere assoluto su di noi diventa un’esperienza che viviamo ma dalla quale non ci facciamo più destabilizzare.
Grazie a questo senso di “accettazione attiva”, (che paradossalmente è ottenuto con una pratica che sembra il massimo della passività!), possiamo percepire nell’esperienza gli elementi di interesse e di curiosità, perfino di bellezza, e il senso che può avere nell’ambito della nostra vita.
Il soggetto si è avvicinato all’oggetto, quel divario che prima spaventava ora non si sente più. I problemi, i contrattempi rimangono, ma non hanno più lo stesso potere su di noi. In questo senso la meditazione può combattere lo stress.

Meditando diventiamo degli illusi?

Questa capacità che può sembrare ad alcuni una sorta di super-potere non è un ideale irraggiungibile, ma una conquista che tutti i seri meditanti possono testimoniare.
Meditando regolarmente puoi interrompere il circolo vizioso dell’ansia e dello stress cronico, di cui abbiamo parlato nello scorso post, cominciando a creare da dentro di te una nuova sfera di sensazioni e di emozioni osservate da vicino, rivissute, accolte e non giudicate, che ben presto genererà un nuovo circolo virtuoso bassato sull’amore per te stesso.
Nella quotidianità il potere dirompente degli inconvenienti si ridurrà ben presto, e crescerà la gioia per le piccole cose meravigliose di cui anche la giornata più complicata è intessuta.

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