Realizza ciò che sei con sette nuove abitudini

Stephen R. Covey (1932-2012)
Un libro che mi ha permesso di migliorare la percezione di me stesso, aumentare le mie possibilità e cominciare a intraprendere un nuovo percorso di vita: come mi piace chiamarlo (è il titolo originale) Le sette abitudini delle persone altamente efficaci di Stephen R. Covey, consulente di diversi presidenti americani e di molte aziende leader nel loro settore.

 

In Italia è edito in Italia dalla Franco Angeli editore con il titolo “Le sette regole per avere successo”. Lo consiglio a chiunque sia intenzionato a operare dei cambiamenti in meglioper la propria vita oppure migliorare il proprio modo di lavorare e dei relazionarsi con gli altri (in famiglia o in società).
E’ un libro pieno di riflessioni fondamentali e di vere e proprie illuminazioni oltre che di pratiche da introdurre sin da subito nella propria vita personale e professionale.
Per Covey, infatti, “le vittorie private precedono quelle pubbliche“.
Uno dei suoi concetti che più trovo affini al mio modo di pensare è quello del continuum della maturità: ossia che si cresce tutta la vita.
Anche per me infatti “crescita” è il migliore sinonimo della parola “vita”.
In questo continuum, secondo Covey, l’essere umano passa idealmente dalla dipendenza all’indipendenza e poi, all’interdipendenza. In questo post vediamo come può avvenire il passaggio tra i primi due.

Etica della personalità vs. etica dei principi

Covey distingue tra PRINCIPI, che sono leggi naturali, immutabili, e VALORI che hanno una natura più relativa, addirittura a volte possono essere delle storpiature più o meno evidenti dei principi stessi.
Ad esempio, anche i ladri hanno il loro sistema di valori!
Una crescita personale solida e che permette conquiste durature (perché operate a livello interiore) nasce invece dalla riscoperta e dal potenziamento dell’espressione dei propri principi, e dall’adesione entusiastica a ciò che davvero ci caratterizza.

Le due sfere

Innumerevoli sono le pressioni che riceviamo al lavoro dai capi e dai colleghi, a casa dai famigliari, e a volte nel tempo libero anche da amici e conoscenti.
Tutte queste dinamiche costituiscono la cosiddetta sfera di coinvolgimento, a cui si contrappone la nostra sfera di influenza, ossia tutto l’insieme delle nostre capacità di dire la nostra, di manifestarci.
 
Quante volte alla fine della giornata ce ne torniamo a casa con l’impressione di aver in qualche modo assolto i nostri doveri ma di non esserci espressi totalmente per quello che siamo, magari per paura del giudizio degli altri o di essere esclusi dai giochi? Di aver detto qualche “sì” che ora ci vincola a qualcosa che non desideriamo?
In questo caso abbiamo fatto prevalere la sfera di coinvolgimento.
Il “gioco” della vita è proprio tutto qui: come possiamo arrivare a sentirci sempre di più partecipi sul lavoro, in famiglia, aiutando gli altri a soddisfare i loro bisogni e esigenze ma anche lavorando per la nostra realizzazione personale?
E qui scatta tutta la differenza tra l’essere reattivi, ossia reagire in modo più o meno automatico agli stimoli esterni (sfera di coinvolgimento), o proattivi (sfera di infuenza): in sostanza, in ogni ambito della nostra vita, cercare di fare qualcosa di costruttivo per sé e per gli altri, espandendo la nostra sfera di influenza e limitando il potere della sfera di coinvolgimento.

Uscire dalla zona di comfort

Passare dalla reattività alla proattività significa chiederci innanzitutto che cosa davvero è per noi importante. Per fare questo dovremo guardare dentro di noi (“Inside”) per poi realizzarlo all’esterno (“Out”). Poi ci chiederemo come raggiungerlo.
Sicuramente dovremo darci dei nuovi obiettivi (anche piccoli, ma raggiungibili) e, per poterli realizzare, modificare il nostro modo di vivere sostituendo i nostri automatismi in favore di nuove abitudini, e assumerci gli impegni da portare avanti ogni giorno con costanza: questa la ricetta della produttività.

Le regole 

Covey introduce poi le regole per la crescita personale, uscendo dalla dipendenza per approdare alla vera indipendenza. Le regole non sono delle norme rigide e repressive , ma una combinazione creativa di conoscenze, capacità e di volontà.
La prima regola è “sii proattivo”, che si potrebbe tradurre anche in “cerca di vivere il più costantemente possibile nella sfera di influenza”.

Le due creazioni

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La seconda regola è “comincia dalla fine”, ossia , prima di fare una cosa, chiediti “qual è il risultato a cui voglio arrivare, lo scenario che voglio vedere realizzato?”
Covey spiega che ogni cosa è creata due volte:
1. nella mente (prima creazione)
2. nella realtà (seconda creazione)
Questa regola ha a che fare con la prima creazione, con la libertà creativa di immaginare il risultato che vogliamo ottenere, che non necessariamente è conforme alle aspettative esterne. Possiamo infatti sempre scegliere di seguire:
il copione, i cui elementi sono: il bisogno di dipendere, di essere accettati / amati, il senso di importanza personale o di contare qualcosa per qualcuno
– oppure i nostri obiettivi che, se uniti ai principi, non possono che generare miglioramento oltre che in noi stessi, irrimediabilmente anche negli altri.
Sarà poi compito di ognuno trarne beneficio e ispirazione oppure motivo di invidia e di lamento.

Noi scopriamo le nostre missioni anziché inventarle (Victor Frankl)

Il libro di Covey è molto pratico: innumerevoli le attività proposte alla fine di ogni capitolo.
Uno degli esercizi più belli e ispiranti è stato per me scrivere la dichiarazione di missione personale: definire i propri ruoli e obiettivi e medio e (attenzione) a lungo termine. 

Distingui tra urgente e importante

La terza regola recita: “dai precedenza alle priorità”. Qui siamo nella seconda creazione, quella dell’azione sul mondo: volontà e disciplina faranno la differenza.
Qui si tratta di imparare l’arte di distinguere tra ciò che è urgente e ciò che è importante. Che differenza c’è?
E’ urgente ciò che, se viene trascurato, porta a un peggioramento della situazione o a una vera e propria crisi;
è importante ciò che, se coltivato nel tempo, porta a una prevenzione sistematica delle crisi e a una vera e propria crescita sostanziale.
Covey insegna, con dovizia di esempi, come fare per prime le cose Importanti e Urgenti, poi quelle Importanti ma non Urgenti e poi lavorare sulle altre attività limitandole il più possibile se non abbandonandole.
Dalle combinazioni di urgenza e importanza nasce il paradigma dei quattro quadranti, che già fu di Eisenhower. Vi dico solo che provando ad applicarlo sul lavoro modo in cui lavoriamo i risultati sono eclatanti.

Crescere ovunque e comunque

Il libro prosegue con uno schema di riferimento verso l’indipendenza e l’interdipendenza, concetto assolutamente fondamentale oggi in cui, in moli ambiti, l’idea di cooperazione sembra più promettente di quella della competizione.
Gli stessi principi sono applicati anche all’ambito famigliare in Le sette regola della famiglia felice, in cui Covey, padre di nove figli, non manca di ispirarci con le sue profonde riflessioni, geniali intuizioni e soprattutto con i suoi ispiranti racconti di come è riuscito a avere una famiglia realmente felice viaggiando sempre per il mondo. 

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