Meditare migliora il tuo cervello

Ti sei mai chiesto se la meditazione può migliorare la tua memoria e la salute del tuo cervello? La risposta è sì!!!

Meditazione e materia grigia del cervello

Negli ultimi sono in continuo aumento gli studi scientifici che dimostrano i benefici della meditazione. Se ne occupano non solo gli psicologi clinici o i sociologi, ma anche i neuroscienziati, che con tecnologie sofisticate possono meglio comprendere quello che succede nel cervello, nel sistema nervoso e in generale in tutto il nostro organismo. Tra i tanti di mia conoscenza segnalo un articolo online dal notiziario Galileo che addirittura evidenzia le variazioni di tessuto cerebrale in alcune aree.

Meditare migliora attenzione, memoria e concentrazione

Uno dei problemi crescenti nella nostra società, in cui la distrazione è “a portata di un click” (o di un touch), è la durata dell’attenzione media: una manciata di secondi secondo le ultime rilevazioni. I pubblicitari del web lo sanno bene, dovendo trovare un modo di farci soffermare sui loro post.
Chi medita regolarmente conosce la difficoltà di rimanere con l’attenzione fissa sul proprio respiro (o su una parte del corpo, o su un’immagine visualizzata) resistendo al bombardamento della mente: pensieri, ricordi, anticipazioni, in ogni caso mai qualcosa che abbia a che fare con il momento che si sta vivendo!
Se hai già meditato sai che la chiave per uscirne fuori è accorgerti ogni volta di essersi distratto per poi tornare sull’oggetto della tua attenzione, non facendoti irretire dal pensiero negativo (“ecco, ti sei di nuovo distratto”, “non sono capace a meditare”, “mi sono dimenticato di pagare la bolletta”). Molto spesso la meditazione non è una passeggiata, ma una sorta di balletto interiore (non voglio dire guerra) fatto di “farsi agganciare per poi liberarsi”, anche decine di volte, in cui il praticante si misura con le propria capacità di rimanere saldamente ancorato al centro di attenzione scelto per quella particolare meditazione.

Cosa dice la scienza

Un ricercatore con il microscopio.

Da uno studio internazionale guidato da S.E. Hernandez dell’Universidad de La Laguna (Tenerife), che ha effettuato uno studio su 23 meditanti (confrontati con un analogo campione di non-meditanti) risulta che i meditanti hanno più sinapsi (i collegamenti tra i neuroni) collegate al controllo delle emozioni e dell’attenzione rispetto ai loro simili che non meditano. Conseguentemente, la quantità di materia grigia (costituita dai nuclei dei neuroni e dalle fibre che comunicano i segnali ) nell’area del cervello denominata cingolo rostrale anteriore (rACC).
Secondo gli scienziati dell’European Brain Research Institute (EBRI), il centro di ricerca sul cervello fondato da Rita Levi Montalcini. La meditazione stimola il rilascio di neurotrasmettitori, sostanze che favoriscono il trasferimento delle informazioni fra neuroni. I neurotrasmettitori aumentano la plasticità sinaptica, ovvero la comunicazione tra cellule neuronali. Questi fattori, che sono in grado di regolare sia la funzionalità che la morte cellulare, sono anche alla base della formazione di nuove connessioni tra neuroni, le sinapsi. E la creazione di sinapsi comporta un aumento di materia grigia in un‘area che, tra l’altro, risulta meno attiva in coloro che soffrono di depressione, ansia e deficit di attenzione.
Anche se i ricercatori non sanno ancora spiegare quale sia il collegamento tra pensiero (o, meglio,  “non pensiero” della meditazione) e l’attivazione dei meccanismi che provocano l’aumento della materia grigia, guardano con grande attenzione alla possibilità che la meditazione, con le sue potenzialità di generare nuove strutture, possa coadiuvare le terapie che cercano di combattere l’atrofizzazione di alcune aree del cervello.
Chi vuol intendere, intenda…meditare fa MOLTO bene.

Un cervello con migliore prontezza, apprendimento e memoria

Meditare regolarmente aumenta la nostra intelligenza: ci conferisce maggiore capacità di apprendimento, flessibilità mentale e memoria, sia a breve termine (ricordarsi un numero di telefono) che a lungo (ricordarsi i concetti fondamentali di ciò che si è studiato anni prima). Qualità utilissime sia per gli studenti (anche per coloro che si rimettono a studiare “da grandi”) in quasi tutte le professioni nelle quali è ormai richiesta una formazione continua che comporta la necessità di memorizzare e padroneggiare informazioni e pratiche nuove.
Nello studio o nel lavoro questa caratteristica fa sicuramente la differenza tra un rendimento mediocre e una performance eccezionale.

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