La via tantrica o quella ascetica?

Via ascetica vs. via tantrica

Quando si sente parlare di Tantra, specialmente in Occidente, si pensa alla sessualità. Basta cercare “tantra” su una libreria online qualsiasi per vedere apparire decine e decine di manuali su come migliorare l’intesa della coppia o rilanciare, grazie a una sessualità tantrica, un rapporto reso logoro dalla monotonia e dalla ripetitività.
In realtà il Tantra è molto di più di un insegnamento finalizzato a fare meglio l’amore. Si tratta di una corrente filosofica e iniziatica che in India ha segnato più di una novità nella concezione di quello che può essere il percorso spirituale, fino ad allora codificato dalla tradizione vedico-brahminica: determinate pratiche tantriche possono essere iniziate attorno al V sec. d.C., e secondo lo studioso André Padoux i primi manoscritti tantrici sicuramente datati risalgono al IX secolo d. C. In particolare molti elementi in contrasto con la tradizione appartengono alla sfera del “come” l’essere umano può ascendere verso la sfera divina (Samhara).
Uno degli elementi su cui il tantrismo si stacca dalla tradizione vedica è quella di recuperare il ruolo della polarità femminile per la realizzazione completa dell’essere umano, polarità che va considerata sia dal punto di vista interiore (la funzionalità femminile presente sia nell’uomo che nella donna) sia da quello esteriore (la donna rispetto all’uomo).
Nel tantrismo, anzi, la polarità femminile viene vista come colei che permette al dio Shiva di esercitare la sua potenza. L’universo è creato, sostenuto e compenetrato dall’energia divina, la Shakti.

Il Tantra propone l’esaurimento del potere, lo scioglimento della presa che la materia (e la materialità) esercita sull’essere umano attraverso la saturazione dell’esperienza dei sensi. La via del Tantra non è la via dell’indulgenza, che porterebbe, se non confinata, all’autodistruzione, ma un impegnativo percorso in cui il mantenimento della propria consapevolezza viene rinforzato proprio mediante l’attraversamento dell’esperienza e non nonostante quest’ultima.

La via ascetica

Nella visione che possiamo ascrivere alla tradizione vedica (i Veda sono tra i testi più antichi della tradizione), la materia, la sensualità, il “mondo” vengono visti come illusioni e appesantimenti che ci porta verso l‘identificazione con i sensi ottenebrandoci la mente e ostacolandoci verso lo spirito.
In questa visione, l’obiettivo del praticante è di ottenere una sempre maggiore identificazione con l’anima e di allontanarsi sempre di più dalle pastoie dei sensi. Le emozioni pesanti, come la rabbia, invidia, la stessa noia sono considerate condizioni che affliggono proprio i soggetti dediti a una vita sensuale, contrariamente a ciò che temono coloro che intendono rinunciare alla vita materiale.

Meditazione e Yoga in modalità tantrica

Nel recente percorso Verso il Centro e ne la Via di ritorno, Sara Alì ed io abbiamo utilizzato proprio una modalità tantrica.
Sara ha condotto i partecipanti attraverso le posture di Hatha Yoga invitando quindi a utilizzare il corpo come strumento per stimolare questo cammino interiore che alcuni di noi alle prime armi, hanno per la prima volta intuito davanti a sé.
Per intensificare questo processo, finalizzato alla percezione del nostro centro di esperienza e all’innesco di un processo di raffinamento verso uno stato di coscienza più esteso, è stata mia cura selezionare diverse tecniche:
– di respirazione e di osservazione del respiro;
– di visualizzazione interna, di oggetti mentali e di parti specifiche del proprio corpo;
– l’osservazione di oggetti esterni e la leggera stimolazione, attraverso la vista, del centro di visione profonda (Ajna);
– il vocalizzo dei suoni associati ai nostri centri energetici (i čakra) e di utilizzo del senso dell’udito;
– la rievocazione delle sensazioni corporee e cinestesiche attraverso la sensorialità sottoposta ai cinque elementi della tradizione.
Si è trattato quindi di evocare, stimolareprovocare, accogliere alcuni processi fisiologici caratteristici del nostro sistema psicobiologico e non di una dura battaglia repressiva o finalizzata all’evitamento delle sensazioni, dei pensieri e dei continui richiami della materia al nostro spirito!
Per molti è stato un percorso affascinante, a volte anche divertente e soprattutto sempre creativo: ognuno ha potuto personalizzare il proprio approccio e sperimentarsi fino a dove ha ritenuto possibile o praticabile farlo.
Ci sono stati anche momenti un po’ più impegnativi, in quanto, nel procedere, molti hanno sperimentato dei punti di difficoltà, di “attrito” con i propri limiti o hanno potuto percepire dei veri e propri blocchi. Questo è stato comunque positivo per rendersi conto di quali tematiche posso costituire, nel presente e nel futuro, lo spunto per ulteriori percorsi evolutivi.

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